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Cura del cheratocono: le migliori opzioni disponibili

20 agosto 2016Autore: ciro 876 views Nessun commento

Tra le migliaia di patologie scoperte nel corso degli anni, una delle più recenti e spesso più complesse (oltre che aggravanti per lo stile di vita) è certamente il cheratocono: divenuta in breve tempo una delle sindromi visive maggiormente studiate, oltre che focalizzarsi sulla comprensione dei fenomeni eziopatologici ad oggi ancora avvolti da aloni d’incertezza la medicina ha saputo anche fornire esaustive risposte relativamente la cura del cheratocono.

Il primo aspetto da tenere presente per poter attuare un trattamento che possa rivelarsi efficace, oltre che contenitivo del deterioramento progressivo della cornea, riguarda la diagnosi precoce da non sottovalutare una volta manifestati i primi sintomi a prescindere dall’età di comparsa, vista la predisposizione di questa patologia nel non fare differenze tra adolescenza, media e terza età. A tal proposito è infatti consigliabile ricorrere sin da subito ad oculista il quale, tramite il cheratometro (dispositivo specificamente studiato per controllare lo stato corneo ed in particolare la curvatura morfologica rispetto le strutture oculari) può risultare vitale per anticipare eventuali cronicizzazioni sulle quali sarebbe poi complesso intervenire.

Una volta diagnosticato, la cura del cheratocono si basa su molteplici opzioni a secondo del grado d’invalidazione della cornea, passando da supporti per migliorare la qualità di vita sino ad interventi complessi per andare ad incidere sul degeneramento corneo provando a migliorare la situazione come il trapianto di cornea. Ciononostante le opzioni più sfruttate sono generalmente il ricorso a lenti a contatto RGP, gemellate, sclerali e semi-sclerali: ciascuna vanta un diverso approccio e funzionamento che si diversifica in base alla progressione patologica.

La cura del cheratocono con lenti RGP è forse una delle più note e riconosciute, ciò perché le lenti correggono lievemente l’assottigliamento corneo riproducendo un ambiente oculare simil-naturale al fine di facilitare la vista sebbene non incidano in nessun modo sul deterioramento oculare e siano da ritenere solo un palliativo in attesa della cronicizzazione. Il discorso delle lenti gemellate, d’associare sempre alle RGP al fine di ridurre il fastidio, offrono sostanzialmente lo stesso grado di miglioramento in soggetti con una progressione più marcata del deterioramente da cheratocono, mentre le lenti sclerali e semi-sclerali (nomi derivati dal meccanismo funzionale di adesione alla sclera oculare) sono consigliate per gradi di avanzamento importanti dei tratti sintomatologici per questa patologia.

Nonostante la maggior parte delle proposte siano di carattere palliativo, più che contenitivo, resta da sottolineare come nella cura del cheratocono vi siano anche interventi più marcati per ridurre l’avanzamento patologico e non a caso insieme alla possibilità di trapianto di cornea non mancano anche le soluzioni basate su inserti corneali strutturati sull’installazione di piccoli dispositivi circolari appositamente studiati per andare a migliorare la forma naturale della cornea senza intaccarne la struttura fisiologica. Nell’ultimo periodo stanno avanzando, sulla base di questo concetto, anche altre soluzioni come la reticolazione corneale, sebbene gli studi ed i trial per conferma i principi benefici e risolutivi siano ancora molteplici lasciando ad oggi il portfolio terapeutico particolarmente contenuto ed adatto esclusivamente ad un rallentamento patologico oppure ad una migliore convivenza con esso piuttosto che una vera risoluzione dello stesso.

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Autore: ciro

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