Il termine cefalea si lega indissolubilmente al concetto di mal di testa, eppure non tutte le tipologie esistenti di cefalea sono uguali tra loro, dovendo distinguere tra molteplici varianti con una classificazione che, dopo anni di dibattiti, e grazie all’intervento della Società Internazionale per le Cefalee, è oramai condivisa a livello mondiale, semplificandone la diagnosi ed i trattamenti.

La cefalea si dividi quindi in tipologia primaria, ovvero emicrania, cefalea muscolo-tensiva, cefalea a grappolo, secondaria, ovvero a patologie cerebrali, craniali, internistiche o psichiatriche, e terziaria, in questo gruppo non ufficialmente definito inseriamo le nevralgie craniali e quella del trigemino, il tutto sebbene nella pratica clinica si tenga a trattare i sintomi più frequenti, appartenenti alla classe primaria, tanto da non porre distinzione sulle tipologie. La sindrome si associa all’emicrania che però non è spesso riconosciuta, ritenendolo un problema di poco conto che passerà col riposo nel giro di qualche giorno, oppure correlato a disturbi non collegati alla cefalea, bensì a problemi da individuare altrove, aspetti che esplicano come la diagnosi in effetti rappresenti qualcosa di non facilmente conseguibile e di difficile realizzazione pratica, con inquadramenti non sempre omogenei da medico a medico.

Tra i fattori chiave dell’emicrania, e quindi della CEFALEA, spiccano gli attacchi derivato da ormoni estrogeni, tipici del ciclo mestruale oppure di terapie con somministrazione apposita come quella sostitutiva per la menopausa oppure l’utilizzo di farmaci anticoncezionali, magari, e questo capita spesso, anche il ricorso a vino rosso, cibi con troppi grassi e formaggi stagionati, rappresentano fattori negativi, come anche l’abuso di cioccolato e noci.

Relativamente ai sintomi, la cefalea vanta delle specifiche sintomatologie capaci di rendere la diagnosi, una volta supposta l’assenza di cause terze, anche relativamente semplice, in particolare si manifestano cambi di umore, con iperattività ed irritabilità seguiti da momenti alternati di euforia e rallentamenti, il tutto con appetito aumentato, in particolare per gli zuccheri, essendo il consumo di glucosio per il cervello aumentato, con sete, per bilanciare nel sangue i gap anionici, il tutto senza dimenticare eventuali disturbi di natura visiva, alterazione di sensibilità fisica, come i formicolii, oppure problemi neurologici, in questi casi si sfocia nei casi complessi, come alterazione del linguaggio, vertigini, difficoltà coordinatorie e debolezza muscolare. Da sottolineare come si manifesti dolore in una sola area localizzata con sensazione intensa, tale dettaglio fornire il nome di “emi crania” con magari fastidi cervicali, nausea e pure vomito in casi complessi.

La terapia adottabile per la cefalea è divisa in varie tipologie a seconda dei farmaci, abbiamo la possibilità di ricorrere al blocco di percezione del dolore, in questo caso si ricorre all’aspirina, meglio nota come acido acetilsalicilico, oppure ibuprofene, paracetamolo, ergotaminici, ed altri disponibili sul mercato, tenendo sempre conto degli effetti collaterali possibili, in tal caso il consiglio è di usufruire del consiglio di un farmacista che saprà fornire le migliori indicazioni.

Meno consigliati gli altri, esistenti, possibili rimedi per l’emicrania, ciò perché il cervello rappresenta ancora oggi un organo dai meccanismi non del tutto noti e proprio per questo motivo è inutile tentare soluzioni dalla dubbia utilità in presenza degli opportuni preparati famracologici.